1. |
Fermare il tempo
04:01
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Mi dici “è tardi, devo andare”
ma non è vero non è proprio un dovere
perciò ti prego restiamo qui
senza far niente senza parlare
mi giuri che chiamerai
che non mi dimenticherai
ma se ti chiedo qual è il colore dei miei occhi
non riesci senza guardare
perchè l’unico modo di fermare il tempo
è osservarlo fisso senza pensare
mi domando soltanto
se tu stia già ridendo
E’ durato un secondo
Mi dici “dai, non scherzare”
avremo altre vite da raccontare
mi dai un pugno sul braccio e ti alzi
io ti guardo di schiena che attraversi la strada
i treni sono veloci
è un binario che ti guida
è sicura la curva
è corretta la velocità
perchè l’unico modo di fermare il tempo
è osservarlo fisso senza pensare
mi domando soltanto
se tu stia già ridendo
E’ durato un secondo
io girato di spalle
sono ancora fermo qua
e non ricordo il colore dei tuoi occhi
che ora non posso guardare
Mi dici “è tardi, devo andare”
ma non è vero non è proprio un dovere
perciò ti prego restiamo qui
senza far niente senza parlare
perchè l’unico modo di fermare il tempo
è osservarlo fisso senza pensare
prova solo un istante
a ignorarne il passare
E vedrai come corre
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2. |
Dove finisce la ferrovia
03:44
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Ho comprato un biglietto
Per nessun posto
Per un altrove che non ha un nome
Dove finisce la ferrovia
Ho seguito una stella
Che non ha cielo
Una rotta ubriaca verso l’inverno
Dove finisce la ferrovia
Ho venduto i miei dadi
Truccati di nero
Per un cappello di pinne di pesce
Dove finisce la ferrovia
Ho versato un lacrima
Nel tuo bicchiere
E ho vegliato su te per guardarti dormire
Dove finisce la ferrovia
Cosa ho trovato
tu non lo sai
non ci crederesti mai
C’è solo un ciuffo d’erba amara
Dove finisce la ferrovia
C’è un oste che paga
Da bere ai cani
E un vecchio già morto quindici volte
Dove finisce la ferrovia
E un prete esiliato
Mandato a invecchiare
Tra case di neve e merde di cane
Dove finisce la ferrovia
Cosa ho trovato
tu non lo sai
non ci crederesti mai
C’è solo un ciuffo d’erba amara
Dove finisce la ferrovia
C’è un pezzo di specchio
Caduto in un lago
E il riflesso di un sole di un altro paese
Dove finisce la ferrovia
E un contrabbandiere
A cavallo di un porco
Somiglia a un dio giovane, un dio molestato
Dove finisce la ferrovia
E binari ritorti
Sofferenti nell’abbraccio
Come due serpenti neri
Al termine di un viaggio
Che finisce con loro
In mezzo ad un niente
Sotto un sole d’oro
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3. |
I nomi delle strade
04:37
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Le strade sono tutte di Mazzini,
di Garibaldi, oppure son dei papi,
di quelli che scrivono, che dan comandi,
o fan la guerra dei padroni o dei capi
Le strade son di martiri e soldati
O son scienziati o son dei re
Di quelli che muoiono e hanno un posto nella storia
Non di quelli come me
Le piazze i vicoli e i viali
Prova a leggere a chi sono intitolati
Corso Roma, guarda che immaginazione
Dimmi dove non ci sia Piazza Cavour
E mai una volta che mi sia capitato di vedere
“via di uno che faceva il tornitore”
“via di uno che stava sotto un ciliegio otto ore”
“via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso tutto il giorno
ad abbracciar la gente”
Con tutte queste strade che c’abbiamo
È possibile che non si riesca mai
trovarne una che sia dedicata
alla gente comune come noi
E mai una volta che mi sia capitato di vedere
“via di uno che faceva del suo peggio”
“via di uno che è caduto da un ponteggio”
“via di uno che non ha fatto niente
perché da piccolo gli han detto
che era solo un deficiente”
E pensare che tutto quanto il mondo
è fatto proprio di gente come me
che mangia il radicchio alla finestra
contenta di stare a piedi nudi, d’estate.
I santi hanno l’onore degli altari
I nomi scritti in tutti i calendari
gli statisti con le statue o con i busti
in tante piazze o nei corridoi
Addirittura il militare ignoto
Per ricordare i caduti senza nome
E noi che un nome, ancora, ce l’abbiamo
Non interessa molto, come mai?
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4. |
Il sollievo dell'addio
04:03
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Sono le quattro di un torrido luglio
mi cade la vita su un piede, di taglio
Sfuggo ai discorsi degli ombrelloni
mi sento un agnello in mezzo ai leoni
Scavalco palette, secchielli, gelati,
gazzette e romanzi appena iniziati
castelli, fossati, bomboloni e bignè,
sorvolo la sabbia mi fiondo da te
Ma cos`è quest’impaccio, questa voglia, quasi un bisogno di levarmi da un impiccio?
Sarà il calore della stanza, o sarà il fischio del treno
sarà quest’età che avanza, e ne avanza sempre meno
Ma mi fanno male i denti, e sei tu o sono io?
È un dolore che non senti, forse il pizzicore lieve dell’addio
Suda la pelle un po’ troppo rosa, f
orse conviene che beva qualcosa
La bella barista sorride e mi vede,
che la sto fissando; l’accento è portoghese
Ha gli occhi neri e il profumo ha un colore,
che non so dire e non so dire “amore”
Rido e le chiedo di dirmi com’è Lisbona?
Mi guarda e mi dice: sono di Savona
Ma cos`è quest’impaccio, questa voglia, quasi un bisogno di levarmi da un impiccio?
Sarà, sarà che sei una stronza, e che ho quasi perso il treno
Sarà quest’età che avanza, e ne avanza ancora meno
Ma mi sento più leggero, questa volta salgo solo io
Camicia bianca càppello nero, è il sollievo più sottile dell’addio
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5. |
Lost in Comezzate
05:40
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Son le sette meno un quarto
Un altro giorno che comincia
Sprofondato in un sedile
vecchio treno regionale di provincia
sale una signora enorme
con le scarpe a punta nere
troppo facile intuire
dove guarda e ha già deciso di sedere
ogni uomo è un viaggio in treno
da divider con qualcuno
se va bene è un bell’incontro
una promessa di vedersi
di incontrarsi qualche volta
si parte carichi di sogni
ma si arriva sempre soli
tra sudore e dopobarba
stare bene è un’altra cosa
la signora mi stordisce
coi discorsi su sua figlia che si sposa
io sorrido e fisso un punto
tra il suo orecchio e l’infinito
fuori è tutto così bianco
vorrei essere là nel mezzo un po’ smarrito
ogni uomo è un viaggio in treno
mille volte ci si ferma
mai una volta che si chieda
se non valga un po’ la pena
scender prima o proseguire
ci si sale armati di coraggio
ma si scende ogni volta più codardi
Il controllore si stiracchia
Imprecando ai suoi malanni
Con la faccia di chi aspetta
Un caffè ordinato da vent’anni
dovevo scendere a Milano
mi addormento nel cappotto
perché ora mi ritrovo
a Comezzate sul Garunchio di sotto
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6. |
Ottobre
04:42
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Poi finisce che ti svegli una mattina
Ed è già ottobre e tu sei sempre in questo posto
Sono anni che ci vivi ancora non lo conosci
E lo percorri per prenderne possesso
Un vento schiaffeggia
La signora e il cane avanzano a fatica
Lui, muso affilato e sguardo fiero di chi affronta
la più grande avventura della vita
Ma ottobre questo non lo sa
Ottobre non si cura di noi,
di una donna o di un cane
Poi finisce che ti svegli una mattina
Ed è già ottobre e tu non hai mai più risposto
I ragazzi fuori dalla scuola guardano distratti
La disillusione te la calcolano addosso
pensando se
non sia il caso che questa rivoluzione
la si possa rimandare a domani
prima chiediamo il permesso e dopo leviamo le mani
Ma ottobre questo non lo sa
Ottobre non si cura di noi,
nè di una rivoluzione
E sbirciare le finestre illuminate delle case degli altri
Cercare in ogni movimento storie da raccontarti
Ma ottobre questo non lo sa
Ottobre non si cura di noi,
o di una rivoluzione
il vento crudele
noncurante del passare della gente
spazza la via da tutte quante le sue ombre
da quanto di buono era rimasto di settembre
Ma ottobre questo non lo sa
Ottobre non si cura di noi
e nemmeno ci prova
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